La cruda energia di Sticky Fingers è vista da molti come il culmine della carriera degli Stones. Dall’esplosione di apertura con Brown Sugar ( singolo che raggiunse il primo posto nella classifica USA e il secondo in quella inglese, e che può essere interpretato con connotazioni legate all’uso di droghe o a rapporti sessuali interrazziali), passando per la lamentevole Can’t You Hear Me Knocking, e fino a giungere al territorio sboccato e osceno, l’intero album è un assalto ai sensi. Anche quanto il ritmo si placa, come in Wild Horses, Moonligh Mile e Sister Morphine, scritta in collaborazione con Marianne Faithful, resta un senso di oscuro presagio. L’amore della band nei confronti del blues è ben illustrato dalla loro interpretazione di You Gotta Move di McDowell e Davis, e da I Got The Blues di Jagger e Richards. Quest’album fu il terzo a vedere la partecipazione di Mick Taylor, l’ex chitarrista di Bluesbreakers di John Mayall, che era stato chiamato a sostituire Brian Jones, uno dei fondatori del gruppo, morto due anni prima per un infortunio in piscina. Fu anche il primo album che gli Stones pubblicarono con la propria etichetta. Sticky Fingers giunse in vetta alle classifiche sia negli USA sia In Gran Bretagna, mentre il singolo Wild Horses raggiunse il ventottesimo posto negli USA. La copertina originale creata da Andy Warhol, che rappresentava un inguine maschile in jeans con cerniera apribile, in Spagna fu censurata.
*Copie vendute: 3.000.000 | Data uscita : Aprile 1971
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