Francesco Guccini è un cantastorie e un poeta. Definire Francesco Guccini semplicemente cantautore sarebbe un modo per non dar ragione all’arte e alla creatività di questo straordinario personaggio della cultura italiana. Cantautore lo è di certo, e molte delle sue canzoni sono entrate a far parte di diritto della nostra cultura popolare e dalla storia della canzone italiana. Anzi, Guccini è senza dubbio tra i “padri” della canzone d’autore, tra quelli che all’alba degli anni Sessanta hanno deciso che la canzone italiana andava profondamente rinnovata, nei temi come nella musica. Ma la canzone è solo parte del suo mondo, un mondo fatto di parole, che lo ha portato a essere un acclamato scrittore, un prezioso affabulatore, un apprezzato poeta, un giocoliere del testo che appartiene alla famiglia dei cantastorie, dei raccontatori, dei personaggi che, insomma sanno usare la parola come uno strumento musicale, come un pennello, come lo scalpello con il quale lo scultore modella la materia. Dai suo esordi, nel 1967 con Folk e beat n.1 a oggi Guccini ha realizzato un canzoniere fantastico e ricchissimo, alcuni libri di successo, innumerevoli concerti e anche una piccola, ma apprezzata, prova d’attore in un film diretto di Luciano Ligabue. Ma se c’è un disco che racconta magnificamente l’arte e la poesia di Francesco Guccini è proprio Radici, l’opera che racchiude, assieme a Via Paolo Fabbri 43, le note essenziali del suo stile, il suo modo appassionato e personale di mettere insieme la vita e la poesia, le storie personali e le vicende collettive. E Radici è servito a generazioni intere di cantautori come “manuale” per studiare e conoscere l’arte della moderna canzone d’autore.
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