Quando un poeta come De Andrè si rivolge ai testi di un’altro poeta, come Edgar Lee Master, significa che è scattata una profonda identificazione di base. Quell’umanità seppellita nel cimitero americano che, nella finzione di Masters, continua a rivolgersi ai vivi per ammonirli con le proprie storie di vita e di tragedie ormai compiute, quelle frasi, quelle vite, quelle parole rese con magistrale precisione in italiano da Fernanda Pivano, guidata da Pavese fanno scattare, dopo una lunga meditazione, il desiderio di creare un’opera speciale nella mente del cantautore genovese.Di fatto, Non al denar,non all’amore nè al cielo è un libro di canzoni, un disco di poesie, un grande esperimento culturale e un profondo atto d’amore che resiste al dolore e alla visione di un poeta “maledetto” come Masters. E’ il settimo album registrato in studio da Fabrizio De Andrè nel 1971. Il cantautore genovese si è ispirato al poetica di Edgar Lee Masters per scrivere i testi di questo album, ispirato non solo dall’autore americano e dagli epitaffi dell’Antologia di Spoon River, ma anche dalla traduzione del libro fatta da Fernanda Pivano. La musica vede il lavoro con Nicola Piovani, destinato negli anni seguenti a diventare sempre più centrale nella musica contemporanea italiana.
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